Svezia:45 foreign fighters svedesi hanno continuato a ricevere sussidi dalla Stato dopo aver lasciato la Svezia per unirsi alle organizzazione terroristiche.

Una recente inchiesta del quotidiano svedese Expressen ha provato che 45 foreign fighters svedesi hanno continuato a ricevere sussidi dalla Stato dopo aver lasciato la Svezia per unirsi ad organizzazioni terroristiche. Secondo quanto pubblicato, i combattenti svedesi hanno ricevuto il denaro mentre combattevano nel “Siraq”, in alcuni casi per un periodo di diversi anni. Ventiquattro dei terroristi hanno ricevuto denaro direttamente, mentre il resto attraverso “la comunità familiare”. I sussidi sono stati erogati dall’Agenzia svedese di assicurazione sociale, dall’aiuto studentesco svedese, dal Servizio pubblico per l’impiego, dai fondi di assicurazione contro la disoccupazione e dai servizi sociali. Che la situazione sia suffigita di mano lo ha ammesso sempre all’ Expressen Il direttore generale dell’Agenzia svedese per le assicurazioni sociali, Nils Öberg, che ha dichiarato che “l’abuso dei sistemi di welfare è diventato così esteso da poter essere ora considerato sistemico”. Tra i casi piu’ clamorosi quello di una donna di Norrköping che ha ricevuto oltre 250.000 corone svedesi (30.000 dollari) da quando ha lasciato la Svezia per la Siria con la sua famiglia nel maggio 2015.

L’ufficio delle assicurazioni sociali svedesi dopo aver scooperto la truffa, ha tentato di recuperare i soldi ovvimante senza fortuna ma il caso piu’ clamoroso è quello di Michael SkråmoAbu Ibrahim Al Swedi o Abdul Samadi Al Swedi, convertito svedese-norvegese diventato reclutatore e propagandista dell’Isis , che aveva pubblicato foto di se stesso con armi da fuoco con il commento “lo stato svedese ha pagato per la mia Glock e il mio Kalashnikov”. A proposito di Skråmo ( morto con la moglie durante l’assedio di Baghouz del marzo 2019), va ricordato che tutti i suoi sette figli dopo essere stati ritrovati nel campo profughi di al-Hol in Siria, sono stati rimandati nel paese scandinavo nell’aprile 2019. Un problema quello dell’estremismo islamico, che la Svezia continua a non voler affrontare nonostante siano partiti negli ultimi anni circa 300  foreign fighters (una delle più alte cifre pro capite in Europa), che sono andati ad ingrossare le file di Al Qaeda, dell’Isis, del Fronte Al Nusra e anche degli al-Shabaab somali.

Circa la metà di loro è tornata in Svezia e quasi nessuno è stato perseguito per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità a causa “dell’onere della prova” mancante. La maggior parte di loro continua a percepire sussidi statali e frequenta i centri di de-radicalizzazione che costano milioni di euro e non producono nulla (vedi i casi francesi, tedeschi e inglesi,) se non enormi costi a carico del contribuente. Sempre a proposito di abusi il quotidiano svedese Aftonbladet ha scoperto che lo Stato svedese, ha erogato piu’ di un miliardo di corone ad aziende gestite da islamisti. Secondo l’agenzia stampa Siren si tratta di piu’ di 50 società e organizzazioni “che presentano capitali o dirigenti islamici che hanno fatto affari o stipulato accordi con lo stato o i comuni svedesi”. Nell’elenco c’è di tutto; dalle società di trasloco, società di consegna a domicilio di frutta e verdura e alle scuole indipendenti gestite da islamisti un settore caro alla Fratellanza musulmana attivissima in Svezia. Dal 2015 al 2019, le loro transazioni sono ammontate a 1,2 miliardi di SEK ($ 140 milioni).

Secondo il quotidiano Aftonbladet  per la maggior parte si tratta di accordi tra scuole indipendenti e comuni svedesi. Ad esempio la “Safir School” di Göteborg e la cooperativa di genitori “Bilaal” con sede a Norrland, hanno ricevuto la maggior parte dei soldi. Più di 150 milioni di SEK (17,3 milioni di dollari) sono stati garantiti attraverso accordi comunali con la società di istruzione Edinit, una filiale della Fondazione al-Azhar che opera in circa 30 comuni principalmente nelle contee di Stoccolma e Västmanland, ed è guidata da persone provenienti da ambienti islamici radicali. Tra le voci piu’ critiche c’è quella del ricercatore senior presso lo Swedish National Defense College di e uno dei messimi esperti di terrorismo del paese Magnus Ranstorp che ai media svedesi ha dichiarato piu’ volte come la Svezia abbia adottato un “modello fatto di coriandoli” visto che le autorità non hanno mai dato seguito agli avvertimenti dalla Polizia (Säpo), in merito dove e a chi vanno effettivamente i soldi. Che il problema dell’estremismo islamico sia drammatico in Svezia lo dicono le cifre; secondo le stime del Säpo il numero degli islamisti violenti è decuplicato; da circa 200 nel 2010 a piu’ di 2.000 nel 2019.

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