Cosi’ l’ISIS prosegue sulla strada che porta alla rinascita nel “Siraq” mentre Bashar Assad è ancora al suo posto.

Mentre in Europa l’attenzione mediatica è rivolta quasi esclusivamente alla pandemia  l’ISIS in Siria e in Iraq, prosegue sulla strada che porta alla sua rinascita. Dopo una lunga serie di piccoli attacchi contro soldati e istallazioni petrolifere, negli scorsi giorni i miliziani jihadisti hanno messo a segno uno dei più grandi attacchi compiuti dalla caduta dell’ultima roccaforte di Baghouz (marzo 2019) che determino’ la definitiva sconfitta (almeno quella militare), dell’ultima roccaforte dell’autoproclamato Stato islamico. Sono infatti 40 le vittime dell’attacco contro un convoglio di soldati e miliziani del regime siriano che si stavano recando nella provincia di Deir ez-Zor, area desertica che si trova al confine con l’Iraq . Sulle modalità dell’attacco le versioni sono discordanti tuttavia, il convoglio composto da tre autobus è stao attaccato durante un’imboscata ben pianificata vicino al villaggio di Shula. I jihadisti hanno dapprima fermato il convoglio con un falso checkpoint, poi  hanno fatto esplodere alcune bombe prima di iniziare a sparare all’impazzata contro gli autobus dove si trovavano anche molti civili che hanno hanno avuto la peggio visto che 25 di loro sono deceduti. Dal 2019 nonostante l’ISIS  avesse perso la battaglia militare e il suo califfato fondato nel 2014 da Abu Bakr Al Baghdadi che ad un certo punto era grande quanto il Regno Unito e dove vivevano sotto la sharia (la legge islamica) circa 8 milioni di persone, si sia sbriciolato dopo cinque anni di offensive condotte principalmente dagli Stati Uniti e dai suoi alleati regionali ( in primis i curdi poi abbandonati al loro destino), piccole cellule jihadiste spesso composte da irriducibili jihadisti europei non hanno mai smesso dalle grotte del deserto siriano nelle quali si sono rifugiati, di lanciare attacchi e imboscate contro le truppe di Assad o ad istallazioni petrolifere. Tra quelli maggiormente rilevanti c’è quello dell’aprile scorso nella cittadina di al-Sukhna sita nel Governatorato di Homs, tra la città di Homs e quella di Deir el-Zor e che si trova a circa 120 km a est della zona archeologica di Palmira, dove in un’imboscata vennero uccisi 27 combattenti fedeli al governo di Damasco e alcuni miliziani iraniani.

Dieci anni di guerra civile in Siria hanno portato alla morte di circa 500.000 persone e cacciato più della metà della popolazione prebellica dalle proprie case eppure Bashar Assad, carnefice del suo stesso popolo (cosi’ come suo padre prima di lui) grazie a Vladimir Putin e agli Ayatollah di Teheran, è ancora saldamente al potere e non pare intenzionato ad andarsene.

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