Quanto accaduto a Washington in occasione della riunione del Congresso che doveva ratificare l’elezione di Joe Biden, non puo’ che obbligarci a riflettere su quanto accaduto negli ultimi mesi negli States. Veniamo ai fatti: Donald Trump dalla notte elettorale del 3 novembre 2020 non ha mai voluto ammettere di essere stato sconfitto al termine di una campagna elettorale da lui condotta in maniera dissennata e irresponsabile, accusando i Democratici di aver compiuto brogli elettorali tali da “rubargli la vittoria”. Insomma, per l’attuale Presidente degli Stati Uniti le ultime elezioni presidenziali si sarebbero svolte in un clima paragonabile a quello della Bielorussia di Lukashenko, al Venezuela di Maduro o alla Russia di Vladimir Putin (che in queste ore riderà di gusto), oppure per spostarci piu’ a sud, a qualche paese africano. In verità di questi brogli a parte le migliaia di video fasulli, le ricostruzioni fantasiose e i complotti immaginari divulgati sulla rete da pseudo-giornalisti nessuno ha trovato traccia. Donald Trump ha perso perché i cittadini americani ne avevano abbastanza di lui. E’ un fatto.
Chi ha qualche capello bianco o chi non ne ha piu’, si ricorda di altre elezioni contestate, ad esempio quella del lontano 2000 dove Al Gore candidato democratico (che prevalse nel voto popolare), vide sfuggirgli la presidenza a seguito del bizzarro conteggio dei voti in Florida (dove il Governatore era casualmente Jeb Bush fratello di George W), che attribui’ al rivale 537 voti in piu’. Al Gore che è persona perbene, commise molti errori tattici in quelle ore e arrivo’ a giocarsi tutto alla Corte suprema dove aveva ricorso, esausto e senza un grande supporto dal partito. Non ci fu nulla da fare a causa dei bizantinismi del sistema elettorale degli Stati Uniti che si presta da sempre ad errori e pasticci, e cosi’ venne battuto dal candidato repubblicano George W. Bush che si aggiudico’ la maggioranza dei “grandi elettori”. Sempre coloro che qualche elezione l’anno vista e che magari hanno un po’ di pratica di queste cose non dimenticano l’espressione di Al Gore Premio Nobel per la pace nel 2007, dopo aver riconosciuto la vittoria del rivale. Si rese conto solo in quel momento di essere imbrogliato. Lui si che venne fregato.
Per tornare alla folle giornata vissuta a Washington D.C dove sono morte quattro persone (e una ventina di feriti), le responsabilità sono da ascrivere a piu’ soggetti. In primis al Presidente degli Stati Uniti che non ha mai smesso di diffondere bugie e complotti, andando cosi’ a solleticare le frange piu’ estreme del suo elettorato che sentitesi legittimate, non ci hanno pensato due volte mettere a ferro e fuoco il Congresso. Donald Trump non poteva chiudere peggio di cosi’ quattro anni vissuti pericolosamente e dove le uniche luci si sono viste negli “Accordi di Abramo” e nel rapporto con Israele. Il resto non passerà certo alla storia. Anzi.
Enormi sono le responsabilità politiche del GOP da tempo prigioniero del tycoon, che non ha saputo e voluto per mero calcolo politico, evitare che la situazione esplodesse e non basta quanto fatto da Mike Pence ormai a tempo scaduto, perché Trump andava fermato molto tempo prima. Non ci sono dubbi che l’enorme responsabilità politica peserà a lungo sul partito che nella storia ha contribuito a costruire un grande paese,
Altro aspetto non meno preoccupante è l’inazione di FBI, CIA e NSA nel non essere intervenuti preventivamente durante i preparativi della rivolta; si sapeva che stava succedendo qualcosa in diversi Stati e chi è in grado di intercettare una conversazione in una grotta dello Yemen non puo’ non intervenire per fermare un gruppo di straccioni armati. E’ inaccettabile. Peggio di loro hanno fatto la Guardia nazionale e la Capitol Police che si occupa esclusivamente dell’edificio del Congresso e dell’area circostante, composta da 2.000 uomini ben equipaggiati e che secondo la stampa americana ha un bilancio di 460 milioni di dollari annui.
Una vergogna nazionale diffusasi a livello globale che fa a pezzi non solo l’inviolabilità delle istituzioni democratiche americane, ma anche il mito delle agenzie di sicurezza made in USA delle quali il neo-presidente dovrà occuparsi con urgenza cacciando possibilmente a pedate, i responsabili. Guai a non dare un segnale agli apparati, questo sarebbe un errore capitale. Il compito che attende Joe Biden non sarà per niente facile, non solo il paese è piegato in due dalla pandemia e dalla crisi economica attuale, la fuori c’è una nazione piena di rancore, divisa e in preda all’isteria complottistica diffusa da gruppi come “Qanon”che ora fa proseliti persino alle nostre latitudini. Oltre ai giganteschi problemi interni l’amministrazione di Joe Biden, dovrà ricostruire la politica estera americana dopo gli anni di Trump e occuparsi di Cina, di Iran, di Russia e del rapporto oggi compromesso con l’Europa, senza dimenticare la Turchia di Erdogan e i fronti aperti in Medio Oriente e quelli in Africa. Non sarà facile; l’uomo seppur perbene è arrivato alla Casa Bianca a quasi 80 anni ed è innegabile che le energie non possono essere quelle di un tempo. Joe Biden per vincere ha anche siglato con l’ausilio della sinistra radicale dei DEM, alcuni spericolati accordi elettorali con organizzazioni islamiche vicine ad Hamas e alla Fratellanza musulmana, tutta gente che presto gli chiederà il rispetto delle promese fatte e Biden non potrà certo digli che scherzava. A poche ore dai tumulti Donald Trump, in un video in cui si rivolge agli americani, si è detto “scandalizzato dalla violenza avvenuta in Congresso” e ha lanciato un appello alla riconciliazione nel Paese. Trump per la prima volta riconosce che il 20 gennaio si insedierà una nuova amministrazione, senza però mai nominare Joe Biden. “Il mio obiettivo ora è di assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata”. Infine l’interrogativo piu’ grande; che farà Donald Trump che ha ricevuto piu’ di 74 milioni di voti e che è capace di mobilitare le folle in maniera distruttiva? Tornerà a fare l’imprenditore? Oppure resterà nell’agone politico con tutto cio’ che ne consegue? Lo scopriremo molto presto.
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