L’ultimo studio pubblicato dall’istituto IFOP per la fondazione Jean Jaurès e Charlie Hebdo dal titolo “proteste contro la laicità e le forme di separatismo religioso a scuola”, mostra come in Francia il numero di atti di protesta contro la laicità dello Stato è in aumento nelle scuole dell’Esagono. Il sondaggio arriva a quasi tre mesi dall’assassinio del professor Samuel Paty, è stato condotto online “tra il 10 al 17 dicembre 2020 su un campione di 801 insegnanti di primo e secondo grado nella Francia continentale”. I dati che lo studio fa emergere mostrano come sempre più insegnanti (42%) siano ormai obbligati ad autocensurarsi all’interno dei loro istituti e durante le loro lezioni, per evitare di evitare proteste ed incidenti che potrebbero essere causati da alcuni alunni edai loro genitori di fede musulmana. La percentuale è più alta nell’istruzione secondaria (49%),che è anche aumentata di ben 13 punti rispetto all’anno 2018. All’interno dei college e alle scuole superiori, sempre secondo il sondaggio IFOP il 53% degli insegnanti intervistati afferma “che parte del proprio insegnamento è soggetto a difficoltà e che alcuni studenti cercano di evitarlo” Anche qui il fenomeno è in aumento di 12 punti rispetto all’anno 2018. Sempre a proposito di numeri, il 59% degli insegnanti francesi afferma di essersi confrontati almeno una volta nel proprio istituto con “segnali di separatismo religioso”. Delicatissima la situazione anche nelle scuole elementari, qui il 45% degli insegnanti cosi’ come quelli delle scuole superiori o delle scuole superiori sostiene, di aver registrato l’assenza di giovani ragazze alle lezioni di nuoto. Altri problemi durante le gite scolastiche; il 28% degli studenti si rifiuta di entrare negli edifici religiosi senza contare i problemi durante il periodo natalizio, qui il 24% degli studenti ha creato problemi a causa delle decorazioni e degli alberi di natale oltre a rifiutarsi di tenersi per mano ( 21%) sempre in nome del loro credo religioso. C’è poi l’annosa questione delle mense e del menu’ offerto agli studenti che viene continuamente contestato (i casi sono migliaia), da aluni e genitori. Tutto questo è parte della strategia della Fratellanza musulmana che spinge ogni giorno affinchè la nostra società si trasformi secondo i dettami dell’islam politico e le scuole sono un punto centrale della loro strategia. Alla domanda su quanto fece Samuel Paty che decise di tenere di tenere un corso sulla libertà di espressione basato su vignette giornalistiche, tre quarti degli insegnanti interrogati (75%) ritiene sia stato giusto, il 9% crede che abbia sbagliato e 16 % preferisce non rispondere. Nello studio che potrete trovare in fondo alla pagina, viene rivelato come un insegnante su cinque (19%) abbia dovuto far fronte almeno una volta, ad una protesta o forme di disapprovazione durante le commerazioni dopo la morte di Samuel Paty insegnante di storia-geografia barbaramente trucidato e decapitato lo scorso 16 ottobre u.s nei pressi del college di Bois-d’Aulne (Conflans-Sainte-Honorine), per mano del 18enne ceceno Abdoullakh Abuyezidvich Anzorov. A proposito delle proteste durante con le commemorazioni del povero professore, lo scorso mese di dicembre il Ministero dell’Istruzione francese rese noto che erano stati segnalati “circa 800 incidenti durante i tributi a Samuel Paty” all’interno nelle scuole. Nel leggere questi dati la memoria non puo’ che non andare alla parole pronunciate nel 2016 dal Professor Giovanni Sartori politologo, sociologo e accademico italiano (+2017); «Illudersi che si possa integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Su questo equivoco si è scatenata la guerra in cui siamo».
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