Dopo il fallimento dell’ultima trattativa condotta da Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati, che ha provato fino all’ultimo la mediazione tra Matteo Renzi e il resto della compagine governativa, il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha conferito a Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, l’incarico di costruire “un Governo di alto profilo” aperto a tutte le forze politiche che guardano all’Europa e naturalmente a chi vorrà starci. C’è chi ha parlato di colpo di scena ma in realtà l’ipotesi del “Conte-ter” non è mai stata davvero in campo: troppi i veleni, divisioni troppo profonde, anche all’interno della stessa maggioranza, in primis tra i Pentastellati; lotte che hanno fatto affondare la maggioranza giallo-rossa guidata da Giuseppe Conte già Premier con la Lega di Matteo Salvini. Si chiude quindi la storia di un governo nato per caso nell’estate del 2019, dopo lo strappo di Salvini che chiedeva dal Papetee di Rimini, i “pieni poteri”. Il dominus in questa crisi -allora come oggi- è stato il leader di “Italia Viva” Matteo Renzi (all’epoca nel Partito Democratico), vincitore di questa mano di poker che dopo un anno di coabitazione sempre più forzata con i Pentastellati ha iniziato ad alzare il tiro su temi come il “Recovery fund” (“più di 200 miliardi in arrivo da Bruxelles”), sui 36 miliardi del MES, la nuova linea di credito agevolata agli Stati europei per pagare le spese sanitarie (Pandemic Crisis Support), sui servizi segreti, sui temi della giustizia, la scuola, sulla campagna vaccinale che non decolla e i tanti dossier, come Alitalia, mai affrontati dal governo. Intendiamoci, non che Renzi non sapesse come la pensavano ad esempio sul MES i suoi compagni di avventura, lo sapeva benissimo ma per calcolo politico (all’epoca anti-Salvini), aveva lasciato nel cassetto questi temi per poi tirarli fuori se le cose non fossero andate come sperava. E così è stato. Inutile scandalizzarsi: si chiama politica. E Giuseppe Conte -innamorato di sé quanto del ruolo chiamato a svolgere ma totalmente a digiuno di intrighi di palazzo- ha scelto di andare allo scontro con il furbo ex presidente del Consiglio e senatore toscano abilissimo nell’avvelenare i pozzi mentre Conte si affannava a trovare qualche transfuga, o meglio, qualche responsabile disposto a passare nelle file governative. Tentativo fallito: il corteggiamento con tanto di promesse di poltrona da sottosegretario ai senatori di Forza Italia e ad altri non ha raggiunto il risultato desiderato; Silvio Berlusconi ha chiamato personalmente coloro che erano in procinto di “emigrare”, e si sa, il Cav. non è secondo a nessuno quando si tratta di “convincere” qualcuno. Quindi a Giuseppe Conte e al PD che esce dalla crisi con le ossa rotte, non è rimasto che trattare con Matteo Renzi sempre più furente per le incaute veline fatte uscire contro di lui dal portavoce Rocco Casalino (a dir poco disastroso), diventato il vero nemico personale di Renzi… Ma non solo. Il leader di “Italia Viva”, in ogni caso, si è presentato all’ultimo tavolo delle trattative dopo aver ottenuto le dimissioni di Conte con in testa un disegno che oltre ai temi sopra descritti, non prevedeva più Giuseppe Conte come premier oltre alla sostituzione di alcuni disastrosi ministri dei 5Stelle. Impossibile però per il dogmatico MoVimento cedere al senatore di Rignano anche perché i pentastellati sono dilaniati da tempo da lotte interne e sono privi di una leadership credibile. Così sono caduti nel trappolone. Aldilà della narrazione e delle poltrone i numeri sono impietosi. Secondo l’ISTAT nel 2020 il PIL italiano è crollato dell’8,9%, consumi -10%, 400 mila i posti posti di lavoro persi (un dato che potrebbe raddoppiare non appena verrà meno il blocco dei licenziamenti) e un debito pubblico spaventoso che è quasi al 160% rispetto allo stesso PIL. Occorre essere realisti, gli ultimi due Governi (giallo-verde e giallo-rosso) in mezzo alle tante liti e ai “ stiamo valutando”, “faremo”, “vedremo”, oppure “sono in corso le interlocuzioni”, hanno compiuto molti errori, ad esempio, il costosissimo Reddito di Cittadinanza oppure il provvedimento sulle pensioni detto “Quota-cento”. Tanti provvedimenti-spot senza che sia mai iniziato alcun percorso di riforma credibile che chi dovrebbe erogare prestiti per miliardi di euro (condizionati e non), attende impaziente. L’Italia con il MoVimento 5Stelle che è stato fallimentare in ogni esperienza territoriale (Roma, Parma, Torino, Livorno) e che non retto alla prova di governo dove le figuracce a livello internazionale non si contano più, si è infilata in un tunnel fatto di incompetenza, di pasticci e di dogmatismo che in politica alla lunga non paga. A nulla sono serviti i tentativi fatti dalla Lega prima e dal PD poi di costruire qualcosa con loro. Non funziona. Che il tempo a disposizione di Giuseppe Conte fosse scaduto lo si era capito da tempo, almeno dallo scorso mese di agosto mese nel quale Mario Draghi aveva aperto il suo ufficio a Roma. A Berlino Conte da tempo non era piu’ considerato credibile e lo stesso clima lo circondava a Bruxelles, poi l’elezione di Joe Biden che con “Giuseppi” non voleva lavorare, ha fatto il resto. Matteo Renzi fiutata l’aria e con ambizioni NATO ha fatto il resto. Ora tocca a Mario Draghi provare ad evitare che la nave affondi ma soprattutto tentare di farla ripartire. Non sarà un compito facile tuttavia, l’uomo ha competenze riconosciute, ha il rispetto e l’autorevolezza internazionale che occorre ed è qualcuno che puo’ alzare il telefono e chiamare chiunque. Al Parlamento italiano ora tocca decidere se far sprofondare il Paese o una volta per tutte se imboccare la strada maestra fatta di riforme, di impegni seri e di verità sui conti. E’ l’ultima chiamata.
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