Lo Stato islamico sconfitto militarmente nel marzo del 2019 e che oggi vive una nuova rinascita in Siria e in Iraq ( senza dimenticare Africa e sud est asiatico), può’ fare affidamento su ingenti riserve di denaro. Secondo un documento del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, la riserva finanziaria del gruppo sarebbe pari a circa 100 milioni di dollari nascosti in Medio Oriente, la maggior parte dei quali in Turchia.Una cifra importante anche se molto lontana dai 2 miliardi dollari stimati nel 2015- accumulati grazie alla vendita sottobanco del petrolio (rubato nel “Siraq”), alla vendita delle opere d’arte, ai traffici di ogni tipo e alle tasse raccolte nell’allora “Stato perfetto”. Sempre a proposito di denaro nel report (non classificato) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, cio’ che resta del gruppo terroristico continua a ricevere denaro da suoi affiliati sparsi in giro per il mondo attraverso la Turchia e l’Iraq. Il giro del denaro è come sempre molto tortuoso e quasi impossibile da tracciare perché gli attori coinvolti utilizzano le cosiddette “hawalas” locali (aziende di servizi finanziari) che operano anche nel campo di al-Hol che è sotto il controllo dell’ISIS, e che ospita piu’ di 50.000 membri e famiglie dei combattenti islamisti. Altri contanti arrivano attraverso corrieri che operano nelle aree desertiche tra l’Iraq e la Siria. Nel report si legge come il gruppo in Siria continui a raccogliere fondi “attraverso l’estorsione di reti di contrabbando di petrolio nella Siria orientale, rapimenti a scopo di estorsione che mirano a imprese e popolazioni civili, saccheggi e forse operazioni di società di facciata“. Il documento seppur breve, accende i riflettori su un fronte dimenticato nella guerra guidata dagli Stati Uniti contro il proto-stato jihadista, un conflitto praticamente scomparso dai titoli dei giornali e dalle TV che ormai si occupano h24 solo della pandemia da coronavirus (COVID-19) un fatto che ha fatto la fortuna di virologi veri e presunti e medici di ogni tipo. Nessuno o quasi se occupa piu’ tuttavia, l’Isis e i suoi circa 10.000 combattenti (numero per difetto diffuso dalle Nazioni Unite) sono ancora sul terreno del “Siraq” dove gli attacchi sono in costante aumento come visto qualche settimana fa con la strage al mercato di Baghdad nella quale sono rimaste uccise almeno 36 persone senza contare i 120 i feriti, alcuni dei quali gravissimi. A proposito di Turchia Joe Biden ha messo Ankara nel mirino del Pentagono. Con Antony Blinken nuovo Segretario di Stato, infatti, «l’idea che un cosiddetto partner strategico, come viene considerata la Turchia, sia in realtà in linea con uno dei nostri maggiori concorrenti strategici, non è più accettabile». Il riferimento è ovviamente alla Russia. Blinken pretende che Ankara tagli i ponti con i non allineati a Washington e rientri definitivamente e fedelmente nei ranghi della NATO. In caso contrario, «ci saranno conseguenze». Non solo. Washington rincara la dose accusando prove alla mano Ankara di mantenere complicità e rapporti con l’ISIS. Arriva così l’ultima chiamata per tagliare i ponti anche con il terrorismo islamico. Tra le nuove figure nominate nella nuova amministrazione c’è Brett McGurk neo rappresentante speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente e il Nord Africa autentico spina nel fianco del governo turco. Brett McGurk è colui che costruì il rapporto forte con i curdi siriani fondamentali contro l’ISIS, poi abbandonati al loro destino dalla folle decisione di Donald Trump di ritirarsi.
Vero che la decisione venne poi revocata tuttavia, molte aree sono finite di nuovo sotto il controllo del regime di Assad e del suo protettore principale ovvero la Russia di Vladimir Putin. Se Brett McGurk è temuto ad Ankara chi è visto come un vero nemico è il neo Segretario alla Difesa, il generale dell’esercito a quattro stelle in pensione Lloyd J. Austin.
Si tratta di colui che nel 2013 era il responsabile dell’addestramento dei soldati turchi che dovevano almeno in teoria, combattere contro l’ISIS e che per questo erano stati dotati di mezzi blindati e armi di ultima generazione. Tutto sembrava filare liscio fino a quando i soldati turchi passarono il confine e vendettero le armi e i mezzi blindati all’allora “Fronte Al-Nusra”. Lloyd Austin non ha certo dimenticato l’affronto cosi’ come non ha mai digerito l’invasione turca del Kurdistan siriano dal quale vuole cacciare i turchi. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan intuito il pericolo, da qualche settimana ha dato ordine alle strutture di sicurezza dello Stato turco di procedere con una serie di azioni anti-terrorismo spettacolari come quella dello scorso 22 gennaio u.s dove forze di sicurezza turche hanno arrestato almeno 15 cittadini stranieri, incluso uno che aveva legami con il cosiddetto “emiro” turco dell’Isis Mahmut Özden già in carcere dallo scorso settembre 2020. Gli americani sanno bene che si tratta di operazioni di facciata e per questo la sensazione è che i prossimi quattro anni per Erdoğan saranno molto, molto complicati.
@riproduzione riservata