Momenti di terrore ieri 3 marzo 2021 a Vetlanda una piccola città dello Småland (Svezia), dove intorno alle 15.00 un 22enne afgano si è scagliato contro i passanti armato di un grosso coltello. Il bilancio parla di almeno otto persone che sono rimaste ferite – tre delle quali sono in gravi condizioni seppur non in pericolo di vita. Secondo le informazioni raccolte dalla stampa svedese il 22enne aveva presentato domanda per un permesso di soggiorno per la prima volta nel 2016 (fonte Swedish Migration Board). Ora mentre aspettava il rinnovo aveva il diritto di restare nel Paese, trattandosi di una richiesta di proroga del permesso di soggiorno.L’uomo in passato ha avuto problemi di abuso di sostanze stupefacenti ed era stato precedentemente condannato per reati minori di droga e per reati minori. Ora il 22enne è ricoverato in ospedale dopo essere stato colpito dalla polizia che non ha dubbi sulla natura del gesto visto che gli inquirenti “dispongono di informazioni concrete che indicano che l’autore aveva un movente terroristico”. La Svezia come ormai noto, vive enormi problemi di sicurezza pubblica dopo che nel Paese sono arrivati per motivi umanitari, 600mila persone in 5 anni, 163mila solo nel 2015, provenienti da Somalia, Iraq, Iran, Siria e ex Jugoslavia.
Un numero enorme rispetto ai 10 milioni di abitanti sempre piu’ insofferenti a fronte di decisioni politiche fallimentari come ormai lo stesso governo svedese ormai ammette tanto che dal primo ottobre 2020, “tutti i migranti, rifugiati, richiedenti asilo dovranno apprendere l’abc delle regole sociali e culturali occidentali che prevedono la parità tra uomo e donna, il divieto alla poligamia, alle mutilazioni genitali femminili, alle violenze in famiglia, al matrimonio combinato delle bambine e a tutti quei comportamenti generalmente legati alla difesa dell’onore”. L’obiettivo del governo di Stoccolma è quello di evitare che nascano nuove “No Go Areas ” come a Stoccolma e Malmöe che si contendono il triste primato della situazione più critica. Oggi in Svezia si contano almeno 55 aree urbane dette “no-go areas”, una sorta di copia delle tristemente note “ZUS” francesi (Zone urbaine sensible), dove persino le ambulanze, i pompieri e gli addetti alla consegna della posta possono accedere solo se scortati dalla polizia che viene accolta sempre con lancio di pietre e biglie di ferro e, non di rado, con colpi di armi da fuoco.A peggiorare le cose c’è poi la pervasività della Fratellanza musulmana che ha messo solide radici nella classe politica svedese (specie nei Verdi ) circostanza che ha impedito fino ad ora, un deciso cambio di passo. E’ in questi quartieri che sono riuscite a penetrare le organizzazioni salafite tanto che dal 2014, piu’ di 300 cittadini svedesi sono partiti per la Siria e si sono uniti ai jihadisti dell’Isis. Molti sono morti in battaglia ma almeno 120 di loro sono tornati a casa e rappresentano una minaccia costante alla sicurezza nazionale. La Svezia è stata colpita dal terrorismo di matrice islamica nel dicembre 2010 quando Taimour Abdulwahab Al-Abdaly un 29enne iracheno arrivato come rifugiato in Svezia, provoco’ due esplosioni che colpirono il centro di Stoccolma (un morto e due feriti) poi nell’aprile 2017 ancora a Stoccolma, dove l’uzbeko Rakhmat Akilov (poi condannato all’ergastolo) alla guida di un camion rubato, investi’ i pedoni uccidendo cinque persone senza contare i molti episodi non riportati dalla stampa internazionale.
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