Terrorismo: rinviato a giudizio il foreign fighter abruzzese che viveva a San Gallo arrestato in Turchia nel gennaio 2021

Polizia di Stato

Due mesi fa il 24enne Stefano C era stato arrestato in Turchia con l’accusa di essere un foreign fighter. Ora il giovane che viveva a San Gallo (Svizzera)dove i suoi genitori erano emigrati dall’Abruzzo, è stato rinviato a giudizio e verrà processato il prossimo 5 ottobre 2021 dalla corte d’assise dell’Aquila per i seguenti reati; “associazione e arruolamento con finalità di terrorismo internazionale, apologia del terrorismo e istigazione a commettere delitti di terrorismo” reato commesso attraverso Facebook dove aveva pubblicato alcuni video inneggianti al terrorismo.La sua storia è molto simile a quella di tanti altri giovani convertiti all’islam che hanno scelto a loro volta la strada dell’estremismo religioso e tutto questo in tempi rapidissimi. Il giovane che sognava di fare il pugile professionista e che è nel frattempo è diventato padre di quattro figli figli di 10, 5, 4 e 2 anni avuti con una donna turco-tedesca (rimasta in Turchia con i bambini), si converti’ all’islam poco prima di compiere i 18 anni frequentando una palestra dove si allenavano alcuni membri del gruppo salafita “LIES!” del quale ci siamo a lungo occupati su questo blog. Nel settembre del 2014 S.C subito dopo la sua conversione, parti’ insieme al 21enne turco- svizzero Alperen A. (oggi in carcere in Turchia) e a sua volta attivista del gruppo salafita molto attivo in Svizzera, per Bari – poi il traghetto per Durazzo ( Albania) , l’arrivo in Grecia, poi il viaggio in direzione Turchia ed infine l’arrivo a Idlib che all’epoca era la roccaforte di Al Qaeda e il punto di arrivo di centinaia di combattenti stranieri.

I due convertiti si unirono alle milizie di Jabhat Al Nusra oggi Jabhat Fatah al Sham dove combatterono ( S.C sostiene di non averlo fatto ma allo stato non viene creduto dagli inquirenti), almeno fino al 2017 data alla quale risale l’ordinanza di custodia cautelare con “mandato di arresto europeo e quindi ampliamento delle ricerche a livello internazionale” da parte della Procura della Repubblica di Pescara per colui che è ritenuto il 146°italiano ( o comunque partito dall’Italia) foreign figthers. La sua pero’ è anche la storia triste di una famiglia perbene, onesti cittadini partiti da un paesino del Sud Italia alla volta della Svizzera per costruirsi un futuro che ha visto la propria vita distrutta dalla folle scelta fatta da un figlio che sognava di fare il pugile che è finito a fare fare la “guerra santa” nel “Siraq”. Ai giudici ora tocca il compito di stabilire se laggiù’ si sia anche macchiato degli orrendi crimini dei quali è accusato.

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