Importante operazione di sicurezza anti-ISIS da parte delle forze curde che nelle scorse ore sono intervenute nel campo profughi di Al-Hol che si trova nella periferia meridionale della città di al-Hawl, nel nord della Siria , vicino al confine con l’Iraq. Secondo le prime informazioni sono stati arrestati 53 membri dell’ISIS. Da tempo le autorità curde hanno piu’ volte avvertito che l’insediamento, che ospita ormai almeno 62.000 persone, “si sta trasformando in una polveriera estremista a causa dei membri dell’ISIS che si nascondono tra i residenti del campo” ed in tal senso vanno registrati gli oltre 40 omicidi all’interno del campo dall’inizio del 2021, alcuni dei quali dovuti a controversie tribali. Tra i 53 arrestati ci sono cinque leader delle cellule dormienti dell’Isis “che hanno compiuto violenti attacchi terroristici nel campo” ai quali sono stati sequestrati telefoni cellulari e diversi computer portatili. Il campo di Al-Hol è il più grande dei due campi di sfollati gestiti dai curdi per i parenti degli estremisti dell’Isis nel nord-est della Siria ed ospita principalmente siriani e iracheni, ma anche migliaia di cittadini europei e asiatici sospettati di legami familiari con i combattenti dell’ISIS che nessuno a giusta ragione, rivuole in patria. Simand Ali, un funzionario curdo, intervistato dall’Agence France-Presse (AFP) ha dichiarato che gli arrestati “avevano scavato trincee nel campo che usavano per nascondere dispositivi elettronici vietati e altri beni”.
Mentre Isis e Al-Qaeda si sfidano in Africa e nel Sahel a colpi di attentati contro militari e popolazione civile come le cronache registrano ormai quotidianamente, nel “Siraq” l’Isis ha aumentato le sue operazioni. Dopo la caduta della roccaforte di Al Baghouz (Al-Baghuz Fawqani) avvenuta nel marzo del 2019 dopo una furibonda battaglia durata due mesi, il sedicente Stato islamico era stato dichiarato militarmente sconfitto e allora si sprecarono le dichiarazioni trionfalistiche. Lo stesso avvenne poi con l’uccisione il 27 ottobre dello stesso anno del suo leader Abu Bakr al Baghdadi sostituito una settimana dopo dal misterioso turkmeno Amir Mohammed Abdul Rahman al-Mawli al-Salbi, noto il nome di battaglia di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. Cosi’ mentre l’Occidente festeggiava con roboanti dichirazioni il passato pericolo, gli attacchi delle cellule dell’ISIS all’esercito siriano e in Iraq anche a i soldati USA si sono fatti sempre piu’ numerosi e organizzati e cosi’ chi credeva ingenuamente di essersi liberato dall’ISIS ha dovuto ricredersi. Ancor di piu’ dopo aver letto l’ultimo rapporto dell’Onu nel quale si dice l’Isis può’ ancora contare nel “Siraq” su almeno 10mila combattenti irriducibili ( numero per difetto) e di come disponga ancora di riserve finanziarie pari ad almeno 100 milioni di dollari ( sempre per difetto). Cosi’ ogni volta che nell’area avviene un attacco i giornali titolano “L’Isis è tornato” ma nessuno ci spiega da dove perché di fatto non se ne è mai andato. Semmai questo lo hanno fatto altri; specie coloro che hanno abbandonato i curdi al loro destino. Un tradimento questo davvero imperdonabile.
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