Da dove viene l’attuale situazione del terrorismo di matrice islamica? Bisogna ripercorrerne le orme partendo dall’intervento dei servizi segreti sovietici in Afghanistan e proseguendo con la quarantennale guerra civile che ne è conseguita tra mujaheddin e forze islamiche radicali, contesto nel quale un giovane Osama Bin Laden inizia a maturare il proprio peso politico, ed anzi a covare uno spirito di vendetta nei confronti degli USA, rei, per tramite della CIA, di avergli fatto importanti promesse politiche poi non mantenute, in cambio del suo intervento pro mujaheddin in Afghanistan. Deluso dalla mancata eliminazione della dinastia dei Saud dal regno saudita, a suo avviso una stirpe corrotta, infedele e immeritevole, Osama inizierà a maturare gradualmente i progetti antiamericani che lo porteranno a ideare l’11 settembre. Mentre, come appena detto, Osama per qualche tempo si defila dalle prime linee per poi ricomparire “col botto” al momento opportuno, viene esaminata la storia di altri capi altrettanto importanti che formeranno e dirigeranno i primi nuclei di quello che poi diventerà Al Qaeda, ossia Abdallah Azzem, importante per aver diffuso l’ideologia del martirio, e Al Baghdadi, che è riuscito a scambiarsi idee, progetti e …numeri di telefono con molti altri islamisti carcerati come lui per anni a Guantanamo e a Camp Bucca, e che fu talmente astuto d distinguersi a lungo per buona condotta, a tal punto da ottenere il rilascio anticipato in quanto “non pericoloso”, per poi, appena pochi anni dopo, serrare le fila dei maggiori esponenti di Al Qaeda, all’interno della quale Al Baghdadi conta come e, secondo alcuni, più dello stesso Osama. Il saggio prosegue poi con la spiegazione della complessa ed estenuante situazione generatasi in Siria, con un intreccio confusionario di ribelli nazionalisti, forze ISIS e militanti di Al Qaeda spesso in conflitto tra loro e che hanno reso la cessazione dei combattimenti un obiettivo che, allo stato, appare irraggiungibile; dopo aver accennato anche alla situazione irachena, il libro affronta gli eventi dell’ultimo ventennio, soffermandosi anche su alcune figure dalla storia a volte paradossale e grottesca (Denis Manhadou Cuspert, per un certo periodo anche musicista rap) e ovviamente anche sugli eventi più importanti, quali l’11 settembre, l’uccisione di Bin Laden, gli attentati che negli ultimi anni hanno insanguinato periodicamente l’Europa, l’utilizzo sempre più astuto e massiccio del mezzo video, inizialmente per propaganda ideologica e poi come veicolo puramente terroristico con i filmati degli eccidi, e del mezzo internet, per mantenere strette le connessioni internazionali e intercontinentali e preparare, anche morto Osama, molti ulteriori attentati anche in Europa ; infine le conversioni all’Islam più o meno spontanee degli ostaggi, ultimo ma non meno importante quello della “nostra” Silvia Romano lo scorso anno…
Due gli aspetti, a mio avviso, più soddisfacenti di questo lavoro, che per dimensioni non poteva – né, a mio avviso, voleva – presentarsi come una panoramica completa sugli aspetti trattati, per la quale sarebbe stato necessario un volume di lunghezza almeno cinque volte maggiore. Si tratta di due aspetti tra loro collegati: il saggio riesce a interessare nella sua capacità di spiegare in modo chiaro, semplice e sintetico i perché dell’evoluzione del terrorismo, fatto dopo fatto, personaggio dopo personaggio: e proprio in virtù di questo scopo, pienamente raggiunto, si concentra su eventi e protagonisti spesso anche non molto noti alle cronache internazionali, ma rivelatisi importanti o fondamentali per gli sviluppi non solo degli attentati ma di tutta la storia ideologico/politica in Oriente negli ultimi cinquant’anni. L’opera rifugge, quindi, dal sensazionalismo, che avrebbe portato a parlare moltissimo di “Charlie Hebdo” o del Bataclan o dello stesso 11 settembre 2001, di fatto soltanto accennati: e si chiede i “chi, come, quando, dove, perché “di ognuno di questi eventi, portandoci in pratica di volta in volta nei loro “dietro le quinte”. Nel contempo, viene evidenziato come si tratti di un fenomeno tutt’altro che in decrescita, anzi in costante sviluppo, e che anzi potrebbe portare nel prossimo periodo a un ulteriore escalation di attentati, visto che da un lato sono frequenti le omissioni delle autorità giudiziarie e carcerarie nell’individuare i reali soggetti che “tirano le fila” e che talvolta, come accennato, sono stati presto rimessi a piede libero, dall’altro molto astute si sono rivelate le più recenti tattiche seguite dall’ISIS, ossia quella di instillare paura, confusione e odio sociale, in modo che, per dirla con parole dei suoi esponenti “il vicino non riesca più a guardare il vicino”, e quella di assoldare sempre più militanti all’interno dei criminali comuni, tra i quali cresce il numero di quelli europei.
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