Nel 2020 sono stati uccisi 50 giornalisti in tutto il mondo a causa del loro nobile lavoro
È ancora sotto shock l’opinione pubblica greca dopo l’omicidio/ esecuzione avvenuta in pieno giorno (erano circa le 14 dello scorso 9 aprile), del giornalista televisivo Giorgos Karaivaz. Un nome molto amato dal pubblico televisivo greco, che ne apprezzava le inchieste televisive su temi particolarmente scottanti di cronaca nera, criminalità organizzata, ma anche sull’operato delle Forze di polizia elleniche. Giorgos Karaivaz stava tornando a casa dopo essere apparso durante una trasmissione dell’emittente televisiva Star. Non appena arrivato con la sua auto nei pressi della sua residenza ad Alimos, un sobborgo a sud di Atene, è stato raggiunto da due uomini a bordo di uno scooter. Questi ultimi gli hanno sparato 17 colpi di pistola (questo il numero dei bossoli ritrovati sulla scena del delitto), sei dei quali lo hanno colpito mortalmente. Per Karaivaz non c’è stato nulla da fare e le persone che hanno tentato di soccorrerlo non hanno potuto che constatarne la morte. Ora gli esami della polizia scientifica dovranno dire se le armi che lo hanno ucciso siano state utilizzate già in passato.
Indagini a tutto campo
Sul fronte delle indagini non si registrano novità. La polizia sta interrogando le persone che si trovavano nei pressi della casa di Giorgos Karaivaz. Sono in corso anche attività tecniche per capire se le telecamere di sorveglianza della zona abbiano registrato qualcosa di utile. Una cosa è certa: l’esecuzione del giornalista è stata preparata nei minimi dettagli da chi conosceva le sue abitudini ed era molto ben informato sui suoi spostamenti. Su cosa stava lavorando Karaivaz e chi potrebbe aver deciso di metterlo a tacere per sempre? Su questo non ci sono certezze. Tuttavia, potrebbe essere stato vittima di una vendetta scattata dopo che con i suoi reportage aveva svelato uno scandalo nel quale erano coinvolti uomini d’affari, un ex parlamentare di Anel (partito di destra ed ex alleato di Syriza), alcuni avvocati e funzionari di polizia corrotti.
Oppure stava ancora indagando sull’omicidio dell’imprenditore Dimitris Malamas (coinvolto nel caso di corruzione di cui sopra) morto nell’ottobre 2019 in un agguato ad Atene dove furono esplosi 18 colpi di kalashnikov? O ancora: aveva scoperto qualcosa sul traffico di esseri umani? Le risposte probabilmente si trovano nelle carte del giornalista (che lascia la moglie e un figlio adolescente), e che sono all’esame degli inquirenti. Secondo alcuni colleghi Giorgos Karaivaz era tranquillo e non aveva riferito di particolari minacce anche se in Grecia tra i media la tensione è palpabile da tempo. Nell’ultimo periodo nel Paese ellenico il clima nei confronti dei media si è fatto più teso. Contestazioni e proteste contro le sedi di giornali e tv si sono intensificate, tanto che nel mirino di un gruppo di attentatori era finito Stefanos Chios, editore del tabloid Makelei, che nel luglio scorso riuscì a guidare fino all’ospedale più vicino con una ferita aperta sul collo dopo essere stato colpito mentre parcheggiava l’auto davanti alla sua abitazione.
Figura estremamente controversa in Grecia, Chios è stato arrestato in passato ed è stato condannato varie volte per diffamazione contro politici, giornalisti e star televisive. Il suo giornale Makelei è accusato di essere una pubblicazione razzista, antisemita, omofoba e che diffonde ripetutamente notizie false e teorie complottistiche. Sul barbaro omicidio di Giorgos Karaivaz è intervenuta anche la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha dichiarato: “Assassinare un giornalista
è un atto spregevole e codardo. L’Europa è sinonimo di libertà. E la libertà di stampa può essere la più sacra di tutte. I giornalisti devono essere in grado di lavorare in sicurezza. I miei pensieri sono rivolti alla famiglia di George Karaivaz. Spero che i criminali vengano presto assicurati alla giustizia”.
In 10 anni 937 morti
Mentre le indagini sono in corso la speranza è che la morte di Giorgos Karaivaz non resti impunita come accadde nella vicenda del barbaro omicidio del giornalista investigativo e conduttore televisivo Socratis Giolias assassinato ad Atene con 15 colpi di pistola il 19 luglio 2010. Le armi che furono utilizzate all’epoca furono le stesse usate da un gruppo terroristico chiamato “Setta dei rivoluzionari” in altre azioni criminali. Le identità degli assassini però non vennero mai svelate. Quindi giornalisti sempre più in pericolo? Di fatto si tratta di una strage che ogni anno vede numeri impressionanti come emerge dal rapporto annuale di Reporters sans Frontières (Rsf) che monitora lo stato di salute del giornalismo nel mondo. In dieci anni, dal 2011 alla fine del 2020 Rsf ha censito 937 vittime. Nel 2020 sono stati uccisi 50 giornalisti mentre facevano il loro lavoro e il dato che colpisce è che la maggior parte è stata assassinata in Paesi non in conflitto. Giorgos Karaivaz è il terzo giornalista ucciso in Europa dal 2017 ad oggi. Il 16 ottobre 2017 era toccato a Dafne Caruana Galizia barbaramente trucidata a Malta, mentre il 22 febbraio 2018 in Slovacchia era stato ucciso Jan Kuciak, insieme alla sua fidanzata Martina Kušnírová. Tutti morti perché volevano fare il loro lavoro.
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