Mafia nigeriana in Italia: la “Cosa nostra africana” (Mattino della Domenica 02.05.2021)

Droga, prostituzione e il traffico di esseri umani sono i business preferiti

Durante le prime ore della mattina di lunedì scorso la Polizia di Stato ha eseguito in 14 province italiane decine di  arresti e di perquisizioni nei confronti di cittadini stranieri, indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuti membri dell’organizzazione mafiosa nigeriana denominata “Black Axe”, finalizzata al compimento di numerosi reati (per un totale di quasi 100 capi di imputazione) tra cui traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, truffe romantiche, truffe informatiche e riciclaggio anche attraverso la compravendita di bitcoin.

Le ultime operazioni della Polizia italiana nei confronti di esponenti della mafia nigeriana mostrano come le organizzazioni provenienti dal Paese africano si stiano sempre più radicando su tutto il territorio nazionale italiano dove si occupano di sfruttamento della prostituzione, traffico di droga, dell’odioso traffico di esseri umani senza dimenticare il riciclaggio di ingenti somme di denaro. Il tutto gestito attraverso forme di violenza mai viste prima. In tal senso le statistiche (che non mentono mai) rivelano come dal 2018 fino al settembre del 2020 i cittadini nigeriani siano stati (fra gli altri cittadini stranieri) coloro che hanno ricevuto più denunce e più arresti per il reato di associazione mafiosa. A proposito di pervasività territoriale, per restare al 2020 solo la Polizia di Stato di Teramo ha effettuato 47 arresti di componenti del gruppo “Eiye” e 73 ulteriori fermi nelle città di Ferrara e Torino che hanno coinvolto la fazione rivale dei “Viking” e portato all’arresto il 30 ottobre 2020 del boss mafioso nigeriano ed ex dj Emmanuel “Boogie” Okenwa in Italia da più di 10 anni. Solo nel 2020 ci sono stati fermi per associazione mafiosa da parte delle Forze dell’Ordine a danno del gruppo “Eiye” e settanta arresti fra le città di Ferrara e Torino che hanno coinvolto la fazione dei Viking e portato all’incarcerazione del boss Emmanuel “Boogie” Okenwa. Anche la Sicilia, in particolare la città di Palermo, è entrata nelle mire della criminalità nigeriana che oggi controlla una parte del mercato del popolare quartiere Ballarò e qui la Polizia ha effettuato diverse operazioni, in una denominata “Sister white” avvenuta nel 2020 nel giro di pochi mesi vennero arrestati 21 mafiosi nigeriani mentre lo scorso febbraio, con l’operazione “Showdown”, vennero arrestate altre 11 persone accusate di prostituzione e spaccio. Tra i fermati c’era anche un nome eccellente: Churkwuma Parkinson, il boss dell’associazione mafiosa “Viking“. A proposito del fenomeno della pericolosissima mafia nigeriana del quale si parla molto ma che in verità si conosce molto poco, da qualche giorno nelle librerie si trova il libro di Antonio de Bonis, già Ufficiale dei R.O.S. (Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri), intitolato La Cosa Nera. Indagine a tutto campo sulla mafia nigeriana (Paesi Edizioni). Lo abbiamo incontrato.

Come nasce la mafia nigeriana, dove e come si è sviluppata?

Le forme di criminalità organizzata anche in Nigeria, come nel resto del mondo, sono sempre state presenti ed attive. Per quanto riguarda la nostra specifica esperienza in materia è naturale comparare queste organizzazioni a quelle nostrane di tipo mafioso; il nostro è un approccio culturale. Va detto che sin dai tempi antichi, ed in particolare mi riferisco ai fenomeni di tratta degli esseri umani, l’area geografica che oggi chiamiamo Nigeria e quindi quella specifica porzione d’Africa è stata interessata dal fenomeno criminale della tratta degli esseri umani gestita dalle organizzazioni locali. La criminalità nigeriana di tipo mafioso, per entrare nello specifico, emerge in un ambito culturale, economico e politico della moderna Nigeria a partire dagli anni ’60 per maturare negli anni ’80 ed esplodere definitivamente negli anni ’90. La genesi della mafia nigeriana, o per meglio dire delle organizzazioni criminali nigeriane di tipo mafioso, affonda in quel fenomeno di aggregazione proprio della Nigeria degli anni ’60 quindi nell’alveo delle rivendicazioni sociali per la conquista dell’indipendenza dalla Gran Bretagna. Questo fenomeno di rivendicazione sociale ha generato e rafforzato delle organizzazioni antistatali presto trasformatesi in centri di potere e usate dalle nascenti strutture di potere economico e politico per acquisire forza e predominio sociale.  Con l’affermarsi dei processi di globalizzazione, e per ragioni sociodemografiche interne si è diffusa la diaspora nigeriana a livello mondiale con una chiara predilezione per l’Europa e l’Italia in particolare. Nell’arco di circa 30 anni si è passati dalla commissione di reati cosiddetti senza vittima, quali lo sfruttamento della prostituzione ed il contrabbando di generi di scarso valore, alla realizzazione di traffici più strutturati, in particolare sostanze stupefacenti, che hanno determinato il vero salto di qualità delle organizzazioni criminali nigeriane assumendo la caratteristica di mafiosità che ricordo si basa sulla forza di intimidazione che deriva dal vincolo associativo.

Scorrendo il suo libro si scopre come le antiche superstizioni giochino un ruolo fondamentale nello sfruttamento di giovani ragazze avviate alla prostituzione. Di cosa si tratta?  

Ancora oggi il nigeriano è prevalentemente legato al territorio di appartenenza, alla sua etnia e prima ancora alla sua tribù. La stragrande maggioranza della popolazione nigeriana ha con la natura un rapporto fortissimo mutuato dalle credenze ataviche connesse alla potenza delle superiori divinità. Si tratta di concetti animisti fortemente radicati in una nazione che ha visto esplodere incontrollatamente e caoticamente la modernità solo in alcune città fortemente inurbate a dispetto della stragrande maggioranza della popolazione che vive in condizioni di assoluta povertà nelle campagne. È in questo contesto antropologico che va letta e compresa la forza che alcuni riti e forme rituali hanno ancora sulle menti, non solo delle ragazze che vengono avviate alla prostituzione, ma più in generale del nigeriano che poi finisce nelle mani delle organizzazioni criminali. Non si tratta a mio parere di superstizione ma di credenze fortemente incistate nella sfera culturale di ogni nigeriano; a tal proposito ricordo che ogni anno sono centinaia gli omicidi a carattere rituale perpetrati ancora oggi in quella in quei territori. 

Come ha fatto ad espandersi con così tanta facilità ad esempio in Italia? 

Come accade sempre per lo sviluppo dei fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso sono le contingenze politiche ed economiche a determinare l’evoluzione e quindi la fortuna in negativo delle organizzazioni criminali. In Italia l’espansione di quelle nigeriane è stata possibile in virtù di uno spazio che a livello territoriale si è creato quando e dove le nostre organizzazioni criminali di tipo mafioso hanno abbandonato i territori avendo fatto un salto di qualità dedicandosi ad attività prettamente economiche legali reinvestendo i profitti illeciti accumulati. Numerose operazioni di Polizia hanno mostrato come i mafiosi nigeriani si stiano affermando in regioni come la Sicilia dove a “comandare” le attività criminali dovrebbe esserci la mafia. Si tratta di una mutazione nei rapporti di forza o di altro? Le operazioni di polizia degli ultimi 20 anni hanno dimostrato da un lato la presenza della criminalità organizzata, anche di tipo mafioso nigeriano, pressoché sull’intero territorio nazionale. Per quanto riguarda in particolare la Sicilia, ma io estenderei, per ovvie ragioni, il discorso anche alla Campania ed alla Calabria, la criminalità nigeriana non ha assolutamente prevaricato quella italiana ma ne è scaturito un rapporto di reciproco interesse; nessuno ha l’esigenza di uno scontro militare che produrrebbe effetti negativi sull’economia criminale, meglio sempre trovare un punto di accordo che sia favorevole ad entrambi le parti. 

Oltre all’Italia su quali Paesi europei puntano i criminali nigeriani ? 

Le organizzazioni criminali nigeriane, soprattutto quelle più strutturate e di tipo mafioso, puntano alla conquista dei territori ricchi per avere massa di manovra alla quale ricorrere per strutturare reti di distribuzione e logistica; dall’altro penetrano quei territori di produzione delle merci illegali richieste dal mercato. Quindi non solo cocaina ed eroina, dal Sudamerica, ma anche le merci contraffatte di qualsiasi genere provenienti dall’Asia. 

La Svizzera nel mirino

La mafia nigeriana sta cercando spazio anche in Svizzera soprattutto nel settore degli stupefacenti, come ha dimostrato l’operazione “Wave” condotta del dicembre del 2020 in stretta collaborazione con Eurojust, Europol, Interpol, e le Forze di Polizia di Austria, Germania, Francia, Olanda, Spagna e dei cantoni di Argovia, Berna, Basilea Campagna, Basilea Campagna, Basilea Città, Ginevra, Giura, Lucerna, San Gallo e Vaud. Durante l’operazione “Wave” vennero arrestati 200 spacciatori nigeriani, furono sequestrati circa 115 kg di cocaina, 15 kg di marijuana insieme a 850.000 franchi in contanti.

@riproduzione riservata MDD

 

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