I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli hanno sgominato, nei giorni scorsi, un’associazione a delinquere composta da cittadini afghani, pakistani e italiani attivi nella produzione e nella vendita di documenti falsi validi per tutta l’area Schengen. L’inchiesta di Napoli era nata dopo gli attacchi terroristici in Francia e in Belgio avvenuti tra il 2015 e il 2016. Si scoprì poi che alcuni degli attentatori erano riusciti ad arrivare in Europa grazie a documenti falsi. Il gruppo attivo ha prodotto per anni certificati di residenza, dichiarazioni di ospitalità, certificati di conoscenza della lingua italiana, contratti di lavoro, iscrizioni alla Camera di Commercio, dichiarazioni dei redditi false a cittadini pakistani, indiani, tunisini, marocchini, afghani, ucraini, russi, oltre ad altri extracomunitari provenienti da Siria e Iraq che sono notoriamente zone ad alto rischio terrorismo.
Un falso ideologico
Durante l’operazione nella quale è stato sequestrato anche un Internet Point “abilitato all’invio di denaro attraverso i circuiti Wester Union, Sigue, Ria e Moneygram”, sono stati notificati “un arresto in carcere, due ai domiciliari e undici obblighi di dimora per associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina, falso”. A capo dell’organizzazione c’era il proprietario dell’Internet Point, il 40enne, cittadino pakistano, Iqbal Naveed (che si trovava già in carcere per una precedente condanna), e il cittadino marocchino Lahoussine Chajaoune.
Un ruolo determinante lo aveva anche un dipendente di una municipalità del Comune di Napoli, il 65enne Pasquale Averaimo che si occupava del rilascio e del rinnovo delle Carte d’identità, dell’emissione dei Certificati di residenza e degli Stati di famiglia. Secondo i riscontri investigativi solo nell’ultimo periodo delle indagini più di 150 persone si sarebbero rivolte a Iqbal Naveed e sodali per entrare irregolarmente in Italia, quindi in tutta l’area Schengen. Non tutti ci sono riusciti ma in molti casi sì.
Denaro trasferito anche con il sistema hawala
Le indagini hanno appurato come gli ingenti profitti venissero trasferiti attraverso complesse transazioni bancarie e al circuito “Money Transfer” su conti correnti in Pakistan. Impossibile però per gli inquirenti quantificare quanto denaro sia stato trasferito attraverso il “sistema hawala’, un metodo informale di trasferimento di denaro che si basa sull’onore e che può contare su una vasta rete di mediatori attivi principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa ed in Asia meridionale. Un sistema quello dell’hawala utilizzato anche per finanziare il terrorismo come evidenziato da innumerevoli inchieste giudiziarie.
L’operazione “CashAway”
A proposito dell’imponente massa di denaro che viene trasferita dall’Europa verso Africa e il Medio Oriente con il sistema hawala, nel marzo scorso era emerso il caso di Rocco Cristodaro il commercialista attivo in Provincia di Crema già condannato in via definitiva per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al quale sono stati sequestrati nell’ambito dell’operazione “ CashAway” circa 5 milioni di euro in beni mobili e immobili. L’inchiesta di Napoli arriva dopo che nel marzo scorso (vedi MDD del 21.03.2021), il Ministero dell’Interno italiano comunicò l’incriminazione del 35enne falsario algerino Athmane Touami, alias Tomi Mahraz (già in carcere a Bari), ritenuto colui che fornì i 14 documenti belgi a coloro che attentarono la sera del 13 novembre 2015 a Parigi (bilancio 130 morti e 350 feriti).
Falsario ceceno arrestato a Varese
Altro personaggio rilevante nella falsificazione di documenti e attivo nella provincia di Varese era il 35ennne ceceno Turko Arsimekov che viveva in Italia dal 2017 (vi era arrivato come richiedente asilo e prima aveva vissuto vicino a Verbania), che da almeno quattro anni trafficava documenti falsi. L’uomo arrestato nel novembre 2020 è accusato di “associazione con finalità di terrorismo internazionale” in quanto legato ad una persona che è risultata in collegamento con Kujtimi Fejzulai (autore della strage di Vienna) al quale avrebbe consegnato un passaporto falso. Turko Arsimekov molto attivo su “ Vkontakte” (la versione russa di Facebook), su Linkedin e su Instagram, appariva in giacca e cravatta come un qualsiasi uomo d’affari, oggi dichiara “di essere solo un corriere” senza però dire a chi mandava i documenti falsi. Così come non ha chiarito da dove provenissero le somme di denaro sequestrate nel suo appartamento. Sempre nel 2020 le autorità francesi in collaborazione con EUROPOL arrestarono al termine di una lunga operazione nove persone: tutte con l’accusa di “frode documentale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. L’operazione inquadrata nell’ambito del Joint Operational Team (JOT) Doc Fraud, nell’ambito della priorità EU EMPACT sul favoreggiamento dell’immigrazione illegale portò al fermo a di due capi dell’organizzazione entrambi di nazionalità algerina, arrestati in Francia. Uno dei due fermati era noto alle Forze dell’ordine tedesche e svizzere, e risiedeva a Mulhouse, in Francia.
Mentre in tutta l’UE si susseguono le operazioni di polizia contro i falsificatori di documenti nessuno è in grado di quantificare quante siano le persone che vivono e circolano liberamente in area Schengen e quindi anche in Svizzera, grazie ad identità costruite a tavolino. Identità che magari un giorno non troppo lontano ti regalano un nuovo passaporto, magari rossocrociato.
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