Cosa è successo davvero alla diciottenne pakistana Saman Abbas scomparsa la notte dello scorso 30 aprile 2021? La giovane si opponeva al matrimonio combinato con un cugino (si sarebbe tenuto il prossimo 22 dicembre), deciso dai suoi genitori. Dov’è il suo corpo e chi l’ha uccisa? Mentre non si fermano le ricerche nelle campagne di Novellara, (19 chilometri a nord di Reggio Emilia), le immagini delle telecamere di sicurezza sono state diffuse sui vari canali media. Nei frame si vedono tre uomini, con delle pale, un sacco e un piede di porco (strumenti molto probabilmente utilizzati per scavare la fossa), dirigersi nei campi vicino all’abitazione dei coniugi pachistani. Ma non solo: il Tg1 della Rai ha mostrato il video nel quale Shabbar Abbas e sua moglie Nazia Shaheen sono all’aeroporto di Milano Malpensa (1° maggio scorso) poco prima di imbarcarsi sul volo che li avrebbe portati in Pakistan dove si trovano ancora oggi.
Primo indiziato: lo zio
Per gli inquirenti la diciottenne è stata uccisa dallo zio Danish Hasnain, istigato dai genitori della ragazza. Fino ad oggi era considerato ‘un bravo lavoratore’ che non aveva mai creato particolari problemi nelle aziende agricole in cui aveva lavorato. La realtà invece è un’altra: quest’uomo taciturno, nonostante fosse in Italia da tempo, non parlava che la lingua urdu, era un violento che terrorizzava la ragazza e tutta la sua famiglia. Drammatico il resoconto del fratello minorenne di Saman su quanto accaduto la notte dello scorso 30 aprile: ‘Ora vi dico tutta la verità. Mio zio ha ucciso Saman. Io ho paura di lui perché mi ha detto che se avessi rivelato ai Carabinieri quanto successo, mi avrebbe ucciso. Io ho pensato anche di uccidere mio zio Danish, mentre lui dormiva, visto che lui ha ucciso mia sorella, ma poi ho pensato che ci avrebbero pensato i Carabinieri e che se io avessi fatto ciò sarei finito in prigione’. E poi sulla morte della sorella: ‘Secondo me l’ha uccisa strangolandola, perché quando è venuto a casa non aveva niente in mano’. Lo stesso giudice per le indagini preliminari è convinto che il ragazzo dica il vero quando afferma ‘Lo zio Danish ha pianto molto e diceva a me di non piangere’ e a proposito di dove fosse il corpo della ragazza: ‘ Io gliel’ho chiesto in quanto volevo abbracciarla un’ultima volta. Lui mi ha detto di non potermelo dire’.
La diaspora pakistana in Italia
I cittadini pakistani in Italia formano una delle più grandi comunità della loro diaspora e le stime sul numero variano di continuo. Nel 2003 il Governo italiano stimava un numero di 30’500 persone mentre l’Ambasciata pakistana di Roma parlava già nel 2002 di 50’000 persone. Dopo alcuni fatti di cronaca nel 2017 le stime sono state riviste fino a 130’000 cittadini pakistani. Secondo i dati dell’ISTAT però i pakistani in Italia al 1 gennaio 2020 erano 121’609 ( il 2.4% dei 5’039’637 stranieri in Italia che rappresentano l’8,5% della popolazione residente).
Un paese sempre in bilico
In Pakistan nonostante arrivino a pioggia grandi investimenti dalla Cina (si parla di oltre 60 miliardi di dollari) e dall’Arabia Saudita, la situazione è molto complessa. La disoccupazione crollata al di sotto dell’1% nel 2010, ora è di nuovo in aumento e attualmente si attesta a poco più del 4.5%. Tradizionalmente, la maggior parte dei pakistani lavora nell’agricoltura, tuttavia la parte più rilevante del PIL del Paese è generata dai servizi, come il turismo, le banche e l’informatica. Mentre l’agricoltura è ancora molto importante per l’economia del Pakistan, il Settore dei servizi sta guadagnando terreno nel Paese e sempre più persone si spostano nelle aree urbane dalle campagne per trovare lavoro nelle città.
L’aumento del tasso di disoccupazione e l’insicurezza dovuta agli attentati che colpiscono di continuo la popolazione civile complicano ulteriormente la situazione al Governo di Islamabad che si deve proteggere a nord dalla regione del Kashmir che da oltre 70 anni è nella guerra infinita con l’India, dal confine meridionale con l’Afghanistan totalmente sotto il controllo dei talebani afghani, da Al Qaeda e dall’Isis, tutti gruppi con i quali l’Inter-Services Intelligence (ISI) i Servizi segreti pakistani di fatto uno Stato nello Stato, hanno rapporti a dir poco sulfurei. Il Governo pakistano non riesce più a gestire il continuo arrivo di profughi in fuga dai talebani afghani e se le stime parlano di 1.3 milioni, quelli registrati sarebbero almeno il doppio che vivono di stenti nel quinto Paese più popolato del mondo (209’970’000 di abitanti) con una superficie di 796’095 chilometri.
Secondo le stime di Human Rights Watch, ogni anno in Pakistan circa mille donne vengono uccise dai loro mariti, padri o fratelli “per aver infangato il proprio onore” e, di conseguenza, anche quello della famiglia. Mentre, a livello globale, il numero delle vittime stimato dalle Nazioni Unite è di circa 5mila ogni anno: dal Pakistan all’India, dal Iran alla Siria, passando per il Brasile e gli Stati Uniti. Il Karo-kari è una tradizione praticata in Pakistan e fondamentalmente consiste nell’uccisione di donne o di un uomo “ a causa del loro comportamento immorale” (dove ci sta dentro tutto), per la richiesta di divorzio o se si rifiutano di contrarre il matrimonio deciso dalla famiglia. Che la povera Saman temesse per la propria vita era certo. Lo ha spiegato ai Carabinieri il vero fidanzato che lei aveva scelto: “Se non mi faccio sentire per più di 48 ore avverti le Forze dell’Ordine…”, era stata la sua ultima, rassegnata considerazione. Poco dopo, lo zio e i due cugini le hanno portato via la vita, mentre i genitori sono volati in Pakistan facendosi beffe delle autorità italiane. Tanto da spingere il padre a dichiarare: “È in Belgio, al mio ritorno in Italia chiarirò tutto”. In realtà hanno fatto uccidere la loro stessa figlia perché l’onore viene prima di tutto. Lo dice una consuetudine idiota e folle. Che fa del Pakistan il Paese al mondo con il più alto numero di delitti d’onore pro capite documentati.
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