Dario Antonio Usuga, il più importante e ricercato trafficante di droga colombiano, meglio conosciuto come ‘Otoniel’, a capo del Clan del Golfo è stato arrestato nella notte tra sabato 23 e domenica 24 ottobre nel corso di una gigantesca operazione denominata Operazione Osiris. Hanno partecipato più di 500 uomini dell’esercito, polizia, aeronautica e intelligence della Colombia e dove sono stati impiegati ben 22 elicotteri. Le autorità di Bogotà non hanno fornito i dettagli dell’operazione se non che un agente ha perso la vita e che si è svolta nell’area rurale di Antioquia (nord-ovest della Colombia) dove Dario Antonio Usuga aveva trovato rifugio. Otoniel/Usuga era braccato non solo dalle autorità colombiane che lo accusano anche dell’uccisione di agenti di polizia e del reclutamento di minorenni per le sue attività criminali e per questo avevano promesso 800’000 dollari di ricompensa a chiunque “potesse fornire informazioni” sul luogo dove si nascondeva ma anche dalla Drug Enforcement Administration (DEA), l’agenzia federale antidroga degli Stati Uniti. Su di lui aveva messo una taglia da cinque milioni di dollari e che lo accusa dal 2009, non solo di traffico di droga tra la Colombia e gli Stati Uniti, ma anche di altri innumerevoli reati tra i quali quello di essere a capo del business dell’immigrazione clandestina.
Nascosti milioni di dollari
Che la terra sotto i suoi piedi scottava Otoniel-Usuga lo aveva capito da tempo visto che la sera dello scorso 18 marzo la polizia colombiana e la DEA avevano arrestato a Sabaneta, un comune vicino a Medellin, seconda città della Colombia per numero di abitanti, sua sorella Nini Johana Usuga che venne subito estradata negli Usa con l’accusa di traffico di droga e riciclaggio di denaro. In precedenza (14 febbraio 2016) la polizia colombiana aveva arrestato a Medellín, dove studiava psicologia, la sua prima cugina, la ventiseienne Yuliana Andrea Manco David, alias La Contadora (la ragioniera, n.d.r) alla quale gli investigatori della polizia di Stato tovarono 692’030 dollari distribuiti in mazzi di banconote da 20’000 e 50’000 pesos, nascosti in diverse parti del suo lussuoso appartamento. Da quel momento Otoniel aveva continuato a cambiare nascondiglio sempre in aree rurali della Colombia, non usava il telefono, internet e comunicava con i suoi uomini attraverso ‘pizzini’ che affidava a dei corrieri. Nonostante questo, secondo il quotidiano colomobiano El Tiempo: “ La sua posizione al momento della cattura era stata individuata due settimane prima” forse grazie a qualcuno interessato ai cinque milioni della taglia? Molto probabile.
Il Clan del Golfo
Dario Antonio Usuga David e suo fratello Juan de Dios, ‘Giovanny’, da giovanissimi si unirono all’Esercito di Liberazione Popolare (EPL) dove rimasero per tre anni. Poi entrarono nelle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e successivamente alle Forze Unite di Autodifesa. Nel 2005 iniziarono ad entrare nel grande business della loro vita: il traffico di droga. Si unirono così a ‘Los héroes de Castaño’, il cui leader era Daniel Rendón Herrera, alias ‘Don Mario’ poi catturato nel 2009 in seguito decisero di mettersi in proprio. Secondo la DEA ‘Il Clan del Golfo’ può contare su circa 1’800 affiliati, moltissimi dei quali provenienti da gruppi paramilitari di estrema destra provenienti da Argentina, Brasile, Honduras, Perù e Spagna (dove il clan opera) si occupa di traffico di droga, estrazione mineraria illegale di oro, estorsioni e immigrazione clandestina in nove province della Colombia. Il 50enne Dario Antonio Usuga ‘Otoniel’ divenne capo del Clan del Golfo, un tempo Clan Usuga, dopo che suo fratello Juan de Dios Usuga, venne ucciso durante un’operazione della polizia colombiana la notte di Capodanno del 2010. Con lui al comando il clan uscì dai confini nazionali grazie ad alleanze con altre organizzazioni criminali in tutto il mondo (persino con la mafia russa) diventando così un punto di riferimento per il traffico di cocaina (la Colombia è il più grande esportatore del mondo) che in Europa come è noto è sotto il controllo assoluto della ‘Ndrangheta senza dimenticare che
gli Stati Uniti sono il primo importatore al mondo di cocaina. Secondo il presidente colombiano Ivan Duque: “Questo è il colpo più duro del secolo che assestiamo al narcotraffico nel nostro paese. Un arresto paragonabile solo alla caduta di Pablo Escobar negli anni Novanta. Voglio inoltre sottolineare che ci sono richieste di estradizione per questo criminale. Noi lavoriamo con le autorità per soddisfare anche queste richieste e affinché non ci siano ostacoli per il pieno raggiungimento della verità sui crimini commessi nel nostro Paese”.
Un business gigantesco impossibile da fermare
Ma quanto vale il mercato della cocaina a livello globale? Difficilissimo stimare una cifra tuttavia, secondo l’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), il business della cocaina vale più di 113 miliardi di dollari l’anno per una produzione di oltre 2mila tonnellate. Un traffico che non conosce confini e che non ha sofferto la crisi nemmeno durante la pandemia visto che il traffico è cresciuto: In Italia un paese che ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane durante la fase piu’ acuta della pandemia i sequestri di cocaina nei mesi di marzo e aprile sono diminuiti dell’80% su base annua mentre il prezzo di vendita della droga nella penisola, è aumentato dal 20% al 30%. Infine la cattura dell’erede di Pablo Escobar è certamente una buona notizia, tuttavia, guai a farsi prendere dall’entusiasmo perché per ogni terrorista o narcotrafficante ucciso o catturato altri due sono pronti a prenderne il posto specie nel traffico internazionale di droga che è un business che non conosce confini e contrazioni di mercato.
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